sabato 30 gennaio 2010

CACCIA, LIPU: CHIUSA LA STAGIONE VENATORIA 2009/10

E’ STRAGE DI SPECIE PROTETTE. UCCISI RAPACI, AIRONI E CICOGNE.
E ADESSO IL RISCHIO DEREGULATION.

Oltre 250 uccelli non cacciabili giunti feriti a fucilate ai centri recupero della LIPU in pochi mesi. 150 i rapaci di cui 102 deceduti. I dati sono solo la “punta di un iceberg”: caccia illegale e bracconaggio dilagano nel Paese. LIPU in mobilitazione per l’articolo 38 della legge Comunitaria.

La stagione venatoria 2009-2010 si conclude domani ma lascia una scia drammatica dietro di sé, con centinaia di animali appartenenti a specie protette uccisi a fucilate o impallinati, solo un assaggio di quello che succederà se l’art.38 della legge comunitaria verrà approvato anche dalla Camera allargando sempre di più le maglie della stagione venatoria.

Lo denuncia la LIPU-BirdLife Italia, che ha analizzato i dati degli uccelli selvatici giunti a sette dei suoi centri di recupero dal 1° settembre dello scorso anno ad oggi, vigilia di chiusura della stagione venatoria, numeri che rappresentano solo la punta di un iceberg di un fenomeno molto di più vasto e drammatico presente nel nostro Paese.

La LIPU ha anche effettuato un bilancio del’attività antibracconaggio nel bresciano e a Cagliari, due delle aree più a rischio per l’uccellagione, che ha portato alla rimozione di oltre 27mila trappole per piccoli uccelli migratori come tordi e pettirossi.

Sono oltre 250 gli uccelli selvatici giunti impallinati ai centri LIPU, di cui 150 rapaci appartenenti a ben 15 diverse specie. Tra di essi rapaci notturni come gufi, civette e barbagianni, e poi falchi (pellegrino, gheppi, lodolai), poiane, sparveri, albanelle e anche una rara Aquila minore recuperata (ma poi deceduta) nel palermitano.

Oltre ai rapaci la LIPU ha soccorso specie di grande pregio conservazionistico come il Fenicottero rosa e il raro Tarabusino (centro LIPU di Palermo), una Cicogna bianca (a Roma), aironi (Roma e Milano) e un esemplare di Spatola e altre decine di specie. Tutti animali deceduti in seguito ai pallini conficcati nel corpo o resi irrecuperabili dalle ferite riportate.

Un bilancio, quello del 2009, decisamente negativo, che ha visto dapprima la presentazione del proposta del Senatore Orsi, poi altri tentativi di introdurre una maggiore liberalizzazione della caccia, le preaperture in molte regioni, la caccia in deroga in particolare Lombardia e Veneto e l’uccisione di centinaia di uccelli appartenenti a specie protette e migliaia di piccoli uccelli migratori vittime di reti e trappole illegali. Un prologo non proprio all’altezza del 2010, dichiarato Anno internazionale della biodiversità.

“Il bilancio della stagione venatoria è drammatico – dichiara Elena D’Andrea, Direttore Generale LIPU - ma ancora di più ci preoccupa quanto approvato in Senato con l’articolo 38 della legge comunitaria, che non abbiamo esitato a definire vergognoso per l’Europa e i cittadini italiani, per oltre il 90% contrari a una maggiore liberalizzazione della caccia.

“La nostra risposta di fronte a posizioni venatorie inaccettabili è stata in queste ore la mobilitazione dei nostri attivisti e simpatizzanti, che chiedono a gran voce che la Camera bocci l’art. 38 della comunitaria e restituisca dignità al nostro Paese, già gravemente colpito da una grave crisi della biodiversità e da una procedura d’infrazione alle direttive comunitarie con la quale l’Europa ci accusa di cacciare troppo e male”.

LIPU, ECCO IL DOCUMENTO CHE SCONFESSA L'ARTICOLO 43

L’Associazione risponde ai cacciatori di ANUU e Face Italia.

“Con questa legge Comunitaria, Italia ancora più lontana dall’Europa. La cancellazione dei limiti toglie l’unico freno a infrazioni sui tempi di caccia”


 “L’articolo 43 (ex 38) della legge Comunitaria costituisce un vero raggiro ai danni dell’Unione europea. Per capirlo, basta confrontare il testo approvato al Senato con il documento ufficiale di “rinvio a giudizio” in Corte di Giustizia dell’Italia per inadempienze su caccia e natura (Gazzetta Europea, 7 marzo 2009, si veda sotto il testo).


Lo afferma la LIPU-BirdLife in Italia anche in replica alle dichiarazioni rilasciate delle associazioni venatorie ANUU e CNCN.

  
“Dal documento della Commissione europea si evince quali siano i riscontri che la Commissione attende dall’Italia (procedura di infrazione 2131 del 2006) e che però, qualora l’articolo 43 della Comunitaria non sarà profondamente modificato alla Camera, continueranno a mancare. Anzi, cresceranno di numero.


 “Niente dice, l’articolo 43, sulla richiesta di intervento che lo Stato deve effettuare sulle deroghe regionali (controlli “inefficaci e intempestivi”, articolo 9). Niente dice sull’abuso che l’Italia ha finora fatto delle deroghe (“recepimento e applicazione non conforme” del sistema deroghe, sempre articolo 9). Un abuso così clamoroso da far dire alla Commissione, nel Parere motivato dell’Aprile 2006, che l’Italia utilizza le deroghe come “espediente per autorizzare un regime semipermanente di caccia ordinaria.

  
“Niente prevede sulla tutela ulteriore che le zone di protezione speciale e gli habitat naturali richiederebbero (“articolo 4.4. non recepito”) e che appunto non avranno. Un fatto tanto più grave laddove avviene nell’Anno internazionale della Biodiversità.

 “Gravissima è poi l’assenza dall’articolo 38 di uno degli elementi chiave delle richieste comunitarie: il divieto esplicito di caccia nei periodi di riproduzione e migrazione degli uccelli (articolo 7.4). Divieto che nella legislazione italiana non c’era e che continuerà a non esserci, visto che il Governo ha deciso di sostituirlo con una semplice previsione di “tutela”. Come se la tutela, che è un fatto “generico”, potesse sostituirsi a quella specifica forma di protezione rappresentata dal “divieto di caccia”.


"A tutto ciò, l’articolo 43 manca completamente le risposte, limitandosi a recepire le contestazioni più marginali della Commissione (trasmissione di informazioni, tutela dei nidi - peraltro già prevista). Ma in compenso, come ciliegina sulla torta, l’articolo sopprime il limite 1° settembre – 31 gennaio della stagione di caccia, che è l’elemento che ha finora impedito alle regioni, già in infrazione sulle specie cacciabili, di esserlo anche sui tempi.


"Insomma, al di là degli impegni tutti teorici su “caccia sostenibile” da parte di certo mondo venatorio italiano, siamo di fronte ad una situazione oggettivamente scabrosa, che senza un recupero di responsabilità e credibilità da parte di Governo, Parlamento e ministeri, renderà ancor peggiore il già difficile rapporto italiano con l’Europa della natura.
 

Il testo del documento della Commissione europea